7 febbraio 2010

Addio C.T. Ballerini


FIRENZE, 7 febbraio - Il ct della nazionale italiana di ciclismo, Franco Ballerini, è morto questa mattina in un incidente automobilistico, durante il rally di Larciano, in provincia di Pistoia. Ballerini, 45 anni, era nato a Firenze l'11 dicembre 1964. Dal 2001 era commissario tecnico della nazionale azzurra di ciclismo. Il rally era una passione che aveva cominciato a coltivare circa due anni fa con Paolo Bettini, campione mondiale e olimpico di ciclismo. La salma di Ballerini è stata portata all'Ospedale del Ceppo di Pistoia. Alessandro Ciardi, il pilota dell'auto al cui fianco viaggiava il ct azzurro è in coma.

LA FATALITÀ - L'incidente in cui ha perso la vita Ballerini è avvenuto poco prima delle 9 in località Casa al Vento nel comune di Serravalle Pistoiese. Il ct azzurro della nazionale di ciclismo era il navigatore di Ciardi: erano tra i favoriti della gara. L'auto della coppia, una Renault Clio R3, si è schiantata contro il muro di una villa all'uscita di una curva, in un tratto di strada collinare. La Clio ha urtato contro il muro con il fianco destro, dalla parte di Ballerini, e poi è finita su un terrapieno. Ballerini sarebbe morto sul colpo. L' incidente è avvenuto durante la prima prova speciale della gara. Ciardi e ballerini erano in gara con il numero 10.

LA DISPERAZIONE DI PETRUCCI - La notizia della morte di Franco Ballerini ha raggiunto il presidente del Coni, Gianni Petrucci, mentre era in partenza per Vancouver, in vista delle Olimpiadi invernali. «Sono sgomento - ha detto Petrucci - Franco era una persona straordinaria sotto tutti gli aspetti: non era solo un grande ct, era anche un grande amico. E questo non sempre succede tra dirigenti e tecnici. Non solo il mondo del ciclismo, ma tutto lo sport piange ora una grande persona. Di lui ho tanti ricordi, ma un'immagine adesso mi torna incessantemente agli occhi: io che alle Olimpiadi di Atene vengo lanciato in aria da Ballerini dopo la vittoria di Bettini, nel primo giorno di gara dei Giochi». «Era una grande e bella persona - ha aggiunto il segretario generale del Coni, Raffaele Pagnozzi - con una capacità tecnica straordinaria. Il giorno prima delle gare era capace di prevedere l'andamento della corsa con un'abilità incredibile. Con lui il ciclismo italiano ha ottenuto una serie inavvicinabile di vittorie, nonostante questo è rimasto sempre umile. Purtroppo, dopo Castagnetti, è un altro grandissimo tecnico che lo sport italiano perde».

NENCINI COMMOSSO - «Un lutto senza fine nel cuore di tutti noi. Il mondo del ciclismo, dei suoi atleti, dei suoi dirigenti, dei suoi tifosi, piange Franco Ballerini e lo ricorda con tanto inestinguibile affetto». È la prima commossa reazione di Riccardo Nencini, presidente del Comitato regionale toscano della Federazione ciclistica italiana ma anche presidente del Consiglio regionale della Toscana, informato stamani a Prato mentre, insieme ad Alfredo Martini ed altri dirigenti della Federazione ciclistica, festeggiava i 90 anni di Giovanni Corrieri, gregario di Bartali e Coppi. «È morto non solo un amico, un atleta, un uomo che ha onorato lo sport con passione e serietà, ma anche un esempio per tutti. Pochi sanno, per sottolineare un aspetto poco conosciuto - ha aggiunto Nencini durante una pausa di raccoglimento - della sua attività di volontariato, ed è uno dei motivi per cui lo volevamo sempre vicino anche in momenti 'istituzionalì come nelle cerimonie di premiazione o di riconoscimento non solo di giovani atleti ma anche in incontri in cui si doveva sottolineare spirito di fraternità, solidarietà, pace. Ora lo piangiamo con tanta tristezza nel cuore e ci sentiamo vicini alla sua famiglia e a tutti quelli che con lui hanno condiviso il suo amore per lo sport e per una vita ricca di valori».

BETTINI - «Ho perso un grande amico, anzi un fratello». Così Paolo Bettini, campione olimpico ad Atene e due volte campione del mondo, proprio sotto la guida di Ballerini, ha parlato della morte del ct. «Ballerini ha rischiato la vita mille volte in corsa. Correva la Roubaix senza casco, si buttava in discesa sulle strade delle Dolomiti e non ha mai avuto problemi. Il destino lo ha preso ora in un momento di divertimento in cui coltivava la sua passione per i motori. È stato lui ad avvicinarmi al mondo dei rally (i due hanno disputato sei gare insieme ndr). Se c'era una cosa a cui Franco teneva era la sicurezza. Mai un azzardo». Bettini, appresa la notizia della morte del ct ha raggiunto l'ospedale di Pistoia dove si trova la salma di Ballerini.

MOSER - «È un colpo duro per tutto il movimento. Ballerini era un ct vincente e un uomo che sapeva gestire i corridori, lascia un vuoto incolmabile». Francesco Moser rimane attonito di fronte alla notizia della tragica scomparsa di Franco Ballerini che ha appena saputo nel tamtam che si è immediatamente sparso nel mondo del ciclismo: «Sono quelle cose che ti arrivano come un fulmine a ciel sereno. E pensare che appena 10 giorni fa mi ero incontrato con lui e Bettini a Modena e mi avevano parlato proprio di questo rally, era molto preso da questo evento». Moser ricorda il Ballerini ciclista: «La sua corsa era proprio la Parigi-Roubaix che aveva concluso 13 volte e che aveva vinto in due occasioni. Era proprio sul pavè che riusciva a dare il massimo. Ma secondo me il suo ruolo giusto era quello che occupava da tanti anni. Come commissario tecnico riusciva a trarre il massimo da tutti i corridori, sapeva osservare, scegliere, preparare le gare e soprattutto il mondiale e in quattro occasioni i suoi azzurri si sono imposti per la gioia di noi tutti. Ora questo schianto, questa fine tragica, questo maledetto appuntamento col destino».

DI ROCCO - «È una perdita enorme, un vuoto per noi incolmabile: ma sarebbe riduttivo pensare a Franco solo come un ct. Era parte integrante del nostro sistema». Il presidente della federciclismo, Renato Di Rocco, aveva visto Ballerini ieri mattina, colazione insieme e poi un convegno a Salsomaggiore: oggi è sotto choc per la tragica scomparsa dell'allenatore dell'Italia. «Era bravo a fare squadra, anche al di fuori del suo ruolo - spiega Di Rocco all'ANSA, in viaggio verso Pistoia per raggiungere l'ospedale dove si trova la salma di Ballerini - ci siamo lasciati ieri, a ridere e scherzare come sempre. Per me era uno di famiglia, era come un figlio. Anche in questo suo hobby, quello del rally, era sempre prudente: del resto era un ragazzo moderato, non mangiava mai tanto, non beveva è stata una fatalità crudele». La passione dei motori non toglieva però tempo ed energie al lavoro di ct: «Certo che stava già lavorando per i mondiali: aveva fatto un sopralluogo a dicembre». Ma Ballerini per il mondo del ciclismo era diventato un punto di riferimento. «C'è grande costernazione e senso di smarrimento - aggiunge il presidente della federciclismo - Ma il lavoro fatto da lui non finisce: era l'esempio di quei valori che noi cerchiamo. È partito dalle categorie minori ed è diventato un modello per tutti. Grande comunicatore, ci consola, in questo momento di dolore immenso, il fatto che lascia una grande eredità. Il profilo futuro del ciclismo azzurro Franco lo ha già disegnato».

IL MEDICO - «La prima ambulanza con il medico è arrivata sul punto dell'incidente al massimo 60-90 secondi dopo l'accaduto. Altri due medici con ambulanza sono arrivati nei seguenti minuti e Ciardi e Ballerini sono stati subito soccorsi. Ballerini ha riportato un politrauma con fratture alla base cranica, al torace, e agli arti inferiori, ed è stato sottoposto subito ad intervento di rianimazione». Lo ha detto il medico della gara, il Rally Ronde di Larciano, Giovanni Marena, ricostruendo i soccorsi dopo l'incidente in cui ha perso la vita il ct della nazionale Ballerini. «Ballerini è stato poi trasportato all'ospedale di Pistoia il Ceppo - ha aggiunto il medico - ed è morto durante il tragitto. Il pilota Alessandro Ciardi non è in pericolo di vita, ha avuto la frattura del bacino». L'organizzatore del rally Riccardo Heinen ha evidenziato che «per la gara erano disponibili sulla prova speciale cinque ambulanze e cinque medici: il percorso della prova speciale era sorvegliato dai molti commissari. La prima ambulanza intervenuta era a 400 metri dal punto dell'incidente ed è stata subito allertata. Abbiamo rispettato rigorosamente tutte le disposizioni di legge e i regolamenti sportivi per la sicurezza. Credo che sia stata una tragica fatalità a causare la morte di Ballerini in un tipo di incidente che nei rally avviene spesso».

SARONNI - «Un ricordo? Ce ne sono mille dopo una vita trascorsa insieme tra gioie e dolori, fino a questa fine assurda, questo tragico schianto nel rally». Beppe Saronni, grande campione delle due ruote, non riesce a trattenere la commozione per l'improvvisa scomparsa di Ballerini. «Abbiamo corso tanto insieme, io ero a fine carriera e lui era all'apice, ed ero una specie di fratello maggiore. Poi quando sono diventato dirigente l'ho avuto alle mie dipendenze. Ma il nostro rapporto andava oltre, ci sentivamo praticamente quasi tutti i giorni. In questo momento mi sento soprattutto di stare vicino ala moglie, ai figli, alla sua splendida famiglia». Ma c'è anche un risvolto professionale che lega Saronni a Ballerini: «Per una di quelle strane circostanze che ci regala la vita sono stato proprio io a favorire la sua ascesa a ct azzurro. Quel ruolo infatti l'avevano offerto a me ma avevo già preso degli impegni e quindi feci io il suo nome, mi sembrava la persona adatta. Non mi sbagliavo: lui era un grande ct, un professionista esemplare, aveva carisma e sapeva gestire le varie individualità cementandole in un gruppo. E i risultati parlano più di qualsiasi chiacchiera». Poi c'è il Ballerini privato, quello che Saronni porta gelosamente custodito nel suo cuore: «La settimana scorsa ci eravamo trovati insieme ad Arezzo per una battuta di caccia, c'era Chioccioli ed altri amici e colleghi. Per due ore a tavola abbiamo riso, scherzato, ricordato mille aneddoti della nostra carriera e della nostra vita. Ecco, lo voglio ricordare così: sorridente, disponibile, un caro amico».

DOLORE LAMPRE - «La scomparsa di Franco Ballerini ha suscitato in noi grande commozione unita a una glaciale tristezza: ricordiamo con affetto le sue doti umane e la caratura professionale»: il team milanese Lampre-Farnese ha emesso un comunicato di cordoglio per la scomparsa improvvisa del tecnico della nazionale azzurra. Ballerini aveva gareggiato come corridore con la casacca della Lampre nel 1999 e 2000 dopo essere stato, agli esordi di carriera, uno dei gregari più fidati di Beppe Saronni, ora team manager della formazione milanese.

INTER SALUTA BALLERINI - «Un grande campione delle due ruote, un appassionato tifoso dell'Inter»: inizia così sul sito dell'Inter il ricordo di Franco Ballerini, il ct della nazionale maschile di ciclismo morto stamattina. La società nerazzurra ricorda che Ballerini aveva fatto visita alla squadra in più occasioni ad Appiano Gentile e nel ritiro estivo a Riscone di Brunico. «Il presidente Massimo Moratti - si legge sul sito - e tutta F.C. Internazionale, Josè Mourinho e la squadra ricordano un grande campione dello sport italiano e sono vicini alla moglie Sabrina, ai figli e a tutta la famiglia in questo monento di grande dolore».

MARTINI - «Era come un figlio per me, come un parente stretto per la mia famiglia". Con queste parole Alfredo Martini "storico" commissario tecnico della nazionale di ciclismo ricorda Franco Ballerini. Martini è stato fra i primi ad accorrere all'ospedale del Ceppo di Pistoia dov'è composta la salma. «Dovevamo recarci a Prato per festeggiare il novantesimo compleanno di Giovanni Corrieri, mitico gregario di Bartali, ma siamo stati costretti a rinunciare per essere qui, vicini a Franco» racconta Martini. «Ballerini - prosegue Martini - non mancava di passare da casa mia due o tre volte alla settimana: un caffè, un saluto, due chiacchiere. Per le nostre "bambine" (le nipoti di casa Martini ndr) era diventato uno di famiglia». Martini ricorda un retroscena dell'approdo di Ballerini alla guida della nazionale, dove arrivò dopo il triennio con Antonio Fusi sull'ammiraglia azzurra. «Quando il presidente federale Giancarlo Ceruti mi chiese un consiglio su chi scegliere per la successione di Fusi, gli risposi: non darò una rosa, ma un nome solo.Ballerini».

Via Tuttosport
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